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Posts Tagged ‘Vivere a Barcellona’

Guiri

Un Guiri all’ombra

Una parola che ricorre molto qua a Barcelona è: Guiri. La amo.

“Guiri” è usato in tutta Spagna per indicare  lo straniero, prettamente il turista che viene da UK o dai paesi del Nord, ma sono anche Guiris tutti gli estranjeros che vivono a Barcelona.

Anche io sono un guiri insomma. Ho un livello di guiraggine diverso però: non sono biondo, non mi scotto al sole di Marzo e, soprattutto, non metto le ciabatte con i calzini (grazieaddio!). Sono moderatamente guiri.

Ci sono diverse storie su cosa significhi la parola guiri, e la sua etimologia. Io penso che sia solo un “vezzeggiativo” che gli spagnoli usano per quegli stranieri che vengono in massa nel paese e che non si capisce bene cosa dicano: guiriguiriguiriguiriguiriguiriguiri….

Molti di loro sono giovanissimi, vengono in comitiva a Barcelona per godersi il clima mite, la vita notturna, l’atmosfera di festa, il basso costo degli alcolici, senza dimenticare di farsi rubare il portafogli sulla Rambla o nella metro.

Spesso il termine è usato come dispregiativo: i turisti stranieri che vengono in vacanza a Barcelona fregandosene delle bellezze artistiche e culturali. Ovviamente sono caciaroni e casinisti. Party-Party, Fiesta-Fiesta.

Penso che questo video lo riassuma benissimo:

fonte foto Flickr Auster

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In due anni e mezzo che vivo a Barcelona finalmente posso dire che ho trovato un tipico bar spagnolo dove veramente mi possa sentire “a casa” e soprattutto accolta non solo dal proprietario, ma anche dagli stessi clienti!

Dovete sapere che i “catalani” non sono famosissimi per le loro doti di “servizio” e “accoglienza”, soprattutto nei luoghi pubblici, come bar e ristoranti. Spesso infatti ci e’ capitato di essere trattati malissimo come clienti, non perche’ italiani, ma perche’ semplicemente non ci fanno caso, e’ purtroppo un’attitude presente in diversi luoghi in barcelona. In buona sostanza non hanno quel “customer service” che ci si aspetterebbe. Purtroppo questa e’ stata una delle prime cose che mi ha colpito e con le quali mi sono scontrata da subito, appena arrivata a Barcelona.

La Bodega d'en RafelIl bar in questione si chiama La Bodega d’en Rafel; ci sono andata con la mia amica Chiara un giorno infrasettimanale, dopo il lavoro. Per darvi un’idea, si tratta di uno di quei bar pieno di uomini che giocano a carte, dove non penseremmo mai di entrare! 🙂
Volevamo semplicemente bere una “caña” (birretta) e “picar” (mangiucchiare). Dopo aver tentato invano (per la terza volta) di entrare in un altro bar, sempre nel nostro “barrio” (quartiere), consigliato da tanta gente, ma sempre strapieno o chiuso, abbiamo ripiegato su La Bodega perche’ Chiara aveva notato che era sempre pieno di gente, a tutte le ore del giorno, al contrario dei bar limitrofi.

Effettivamente un motivo c’era. Appena siamo entrate, per un attimo ci siamo sentite gli occhi di tutti addosso…
Due nuove clienti varcavano la soglia, quindi meritavano un’accoglienza degna del posto!
Non essendoci molti tavoli disponibili, alcuni signori, evidentemente “di casa” anche loro, si sono alzati immediatamente per farci posto, e da quel momento in poi siamo state “approcciate” dal proprietario e dal cameriere, un signore di circa 75 anni, il quale ha iniziato a fare amicizia con noi.

C’erano “tapas caseras“, cioe’ fatte in casa, di tutti i tipi, tra cui carne, lumachine (cosa che non tutti i bar offrono), salsiccia di tutti i gusti, olive, formaggio curato, crocchette, polpette di baccala’ ..e tanto altro! insomma un ben di dio!!

Parlando con il proprietario, abbiamo saputo che non erano di Barcellona, nettantomeno catalani, e che anche altri italiani che vivono nello stesso barrio erano diventati loro clienti per caso, per la loro felicita! jeje 🙂

Quella sera il bar era pieno, come sempre, e questi due gentili signori chiacchieravano con TUTTI! Stupefacente….per la prima volta ci siamo sentite davvero considerate!
Abbiamo pensato di ritornarci una, due, tre, tantissime volte…anche perche’ abbiamo pagato un prezzo davvero irrisorio per quello che abbiamo consumato.

Siamo ritornate a distanza di 4 giorni e i signori de La Bodega d’en Rafel si ricordavano di noi!!!
Questa volta era con noi un ragazzo irlandese che non parla spagnolo…la cosa buffa e’ stata che, entrambi, proprietario e cameriere, pur sapendo che il ragazzo probabilmente non stesse intendendo nulla, continuavano a parlagli, facendolo sentire…come dire….a casa anche lui!

Che dire….sento che ritornero’ tante e tante altre volte ancora in questo bar..E’ un bar semplicissimo, ma quello che lo rende meraviglioso e’ proprio l’ambiente creato dai proprietari.
E’ bellissimo sentirsi “integrata” nella realta’ del barrio!

Riprendo una frase da un commento su La Bodega lasciato da un cliente: “Una bodega de barrio de las de toda la vida!” 🙂

Fonte foto: salir.com

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Ultimamente mi accorgo che ci sono diverse parole che mi piacciono. Comincerei da una parola spagnola che mi ha colpito dalla prima volta che l’ho sentita: Piropo (dal verbo “Piropear“). Aldilà del significato… non è una parola che ha un suono divertente, quasi onomatopeico?

Il significato di Piropo è “complimento”, ma viene usato specialmente per i casi in cui gli uomini corteggiano le donne. Più Piropoche corteggiare… quando “sconcicano” (dal messinese)… insomma per un esempio classico gli operai al cantiere che fischiano alle ragazze che passano o che gli urlano cose più o meno (in)decenti: echan piropos o piropean.

Quello che mi piace è questo suono così armonioso e che comunica azione… una nuvola di parole che circonda la vittima! 🙂

 

 

Fonte Foto Flickr checha leone iglesias

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World Press Photo 2011 - Bibi AishaAggiungo un commento al post di Cristiano sul World Press Photo 2011 a Barcellona.

Entrando alla mostra fotografica, la primissima foto era quella di una donna con il volto sfigurato.

E’ quello di Bibi Aisha, una ragazza afgana di 18 anni fuggita dalle violenze del marito e punita attraverso il taglio delle orecchie e del naso per aver commesso questo atto.


Vedendo questa foto mi sono fermata a riflettere…
..In alcune parti del mondo la condizione femminile e’ veramente molto distante dalla nostra..

La foto e’ stata scattata il 15 Luglio 2010, appena un anno e mezzo fa.

Quanto ancora dovranno soffrire alcune donne per avere riconosciuti i propri diritti di uguaglianza?

Clicca qui per vedere la foto World Press Photo 2011

Fonte Foto Flikr, =mc2

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